L’articolo è di un amico – le foto sono di famiglia (Lercaro in visita pastorale)
25 Gennaio 2009
Quando papa Giovanni stupì la Chiesa
LUCA ROLANDI – La Stampa
Il 25 gennaio 1959 Papa Giovanni XXIII annunciava l’indizione di un nuovo concilio, il Vaticano II, tra lo stupore generale della Chiesa e del mondo. Si sarebbe svolto dal 1962 al 1965 e portato a compimento dal suo successore Paolo VI. La più imponente e straordinaria assise della storia della cristianità appare oggi un avvenimento lontano nel tempo; lo è tanto più perché si stanno contrapponendo due linee di interpretazione: quella di chi lo considera un “evento” per la vastità del rinnovamento portato nella Chiesa, e quella di chi, giudicando che questo radicale rinnovamento in realtà romperebbe con la tradizione, essenziale nella trasmissione della rivelazione e nella vita della Chiesa, sovvertirebbe quindi l’intenzione stessa del coraggioso pontefice che, nell’indire il Concilio, gli diede il compito di un “aggiornamento”.
Le due posizioni hanno un’anima di verità perché Papa Giovanni precisò appunto fin dall’inizio che questo concilio non intendeva essere come i precedenti concili “dogmatico”, cioè propositore di verità dogmatiche, non avrebbe quindi intaccato la tradizione, e d’altra parte, come concilio “pastorale”, avrebbe però proposto punti di partenza o di visuale talmente nuovi (anche se ricuperati da una tradizione antica, ma dimenticata), da costituire davvero un “evento pastorale”, sia pure con ricadute teologiche per gli approfondimenti e gli sviluppi che ne sarebbero derivati. L’importante è che l’appello alla tradizione, cioè al fatto che questo Concilio sia rimasto fedele ad essa non porti a concludere che, se non ha insegnato niente di nuovo, dunque si può anche accantonare!
Si pensi invece cosa sono stati – per limitarci alle Costituzioni che sono state, come in ogni Concilio, i documenti fondamentali – la rivalutazione della Parola di Dio ed il richiamo all’aspetto personale della fede, la “Fides qua” – la fede con cui si crede – dei teologi medievali, con gli influssi sull’ecumenismo e il dialogo interreligioso, la centralità della liturgia per la stessa teologia, per la spiritualità, per la pastorale, gli approfondimenti su una chiesa-sacramento e una chiesa-comunione, il sostegno alla libertà religiosa, di una Chiesa di popolo e non solo istituzione non più arroccata e in difesa ma proiettata nel mondo come lievito di libertà e giustizia.
Da allora molto è cambiato: viviamo oggi un rinnovato scontro tra Chiesa cattolica e modernità, un conflitto che sembrava appartenere al passato, impensabile in una società postsecolare. La realtà ci presenta la radicalizzazione dello scontro, il crescere delle polemiche, l’inevitabile necessità di prendere posizione in un confronto che tutti ci coinvolge. La difficoltà della laicità come segno di convivenza e mediazione tra gli assoluti della religione, la necessità dei credenti laici di assumere responsabilità in grado di fornire a tutti soluzioni e scelte che mettano al centro la persona, in una dimensione in cui sia preservata l’autonomia delle realtà terrestri.
La Chiesa è parte dell’umanità, dentro la quale cammina e agisce e portando il messaggio evangelico, non può mai andare contro l’uomo e la sua capacità di conoscenza e progressi va attraverso la storia: un cristianesimo che si realizza nella storia, e nell’esistenza degli uomini e nella cultura del tempo, di ogni tempo, si incarna.
Sono trascorsi più di quarant’anni dalla fine delle assise conciliari, ma il suo orizzonte di senso, la sua capacità di rinnovamento e aggiornamento del rapporto Chiesa-mondo, è al centro della riflessione e delle citazioni in campo ecclesiastico e non solo. Del Vaticano II, amato e mitizzato oppure vituperato e disconosciuto si discute “ad intra” ed “ad extra” della Chiesa. Lo spirito del Concilio resta seme duraturo di un ethos cristiano in cui la buona novella evangelica è testimoniata al mondo come segno d’amore e non come espressione di divisione e contrapposizione.
LUCA ROLANDI è giornalista e ricercatore di storia sociale e religiosa
Luca, un bell’articolo.
Per certi aspetti riesce, per fortuna e per quanto basta, a essere fuori dalla cronaca giornaliera, e ci consente di ricentrare l’attenzione su cose che la nostra generazione ha vissuto come ovvie e scontate.
Abbiamo cominciato a leggere e scrivere, a fare catechismo, con preti e suore ancora entusiasti dell’avvenimento che li aveva portati al centro dela vita sociale italiana (almeno quella) e vogliosi di sperimentare e comunicare la tradizione e l’annuncio di qualcosa di nuovo. Quelli che ho conosciuto io se lo portavano dentro, e lo mostravano bene fuori!
Ora che quei documenti sono già storia, c’è di nuovo da incarnarli…
Però vaghezza mi punge che “godrete” dello stupore nelle facce dei vostri figli quando leggeranno per la prima volta le pagine della Gaudium et Spes o della Lumen Gentium…
Grazie, Luca per la puntualità e l’amore della Verità che traspare dalle tue considerazioni. Mi chiedo, però, e vi chiedo…:e se fosse giunto il momento di andare “oltre” lo stesso Concilio per affermare nella pratica religiosa, nelle scelte pastorali e nella stessa teologia il primato del Vangelo che salva, prima e al di là, sia degli “eventi pastorali” sia della tradizione come strumento di trasmissione della rivelazione? Ai posteri, che già ci guardano!
Complimenti e grazie Luca per concederci di recuperare di tanto in tanto quegli eventi e la loro prodigiosa portata. Perchè – e scusate se è poco – non è tanto il merito delle novità, e già sarebbe tantissimo, ma il fatto che la Chiesa abbia tentato con prudenza e fra mille difficoltà, ma con uno sforzo che ha dato dei risultati, di incontrare il mondo. E se noi stessi ci siamo incontrati in Fuci, al termine di un percorso di catechesi, fatto in un certo modo, con figure, lo ricordava Saverio, illuminate negli occhi da quella luce particolare, forse lo dobbiamo anche alla spinta propulsiva del Concilio. Credo di non dovere aggiungere altro…
salve, complimenti per il blog. ti invito a iscriversi ad una petizione http://bajrak.wordpress.com/2009/01/26/diritto-di-voto-agli-immigrati-in-italia/
grazie