Da sempre lo scopo della mia vita, come medico e politico, è quello di prendermi cura delle fasce più disagiate. Concordo con la sinistra, anche con Rifondazione, che oggi gli ultimi sono i migranti. Però gli ultimi degli ultimi sono i malati. La vera differenza di classe nasce sulla salute, vogliono disfarsi dei malati attraverso gli aborti e magari con il testamento biologico. La cifra dell’umanità è prendersi cura degli altri, e questo lo posso fare soltanto stando a sinistra.
1 marzo 2009
“Il suicidio non è un diritto. E non andrò nell’UDC”
Intervista a Paola Binetti. Laura Eduati – Liberazione
Spina nel fianco di numerosi parlamentari del Partito democratico, la senatrice Paola Binetti è tutto fuorché ambigua. Difende con forza il ddl Calabrò tranne sugli aspetti burocratici e afferma senza tentennamenti che «non esiste il diritto al suicidio». Esiste, invece, l’obbligo alla solidarietà poiché «all’interno della nostra cultura cristiana la vita è un bene individuale ma anche collettivo».
Il chirurgo e senatore Ignazio Marino è furioso contro il testo di legge sul testamento biologico proposto dalla maggioranza. Dice che, se approvato, un testimone di Geova non potrebbe rifiutare la trasfusione di sangue e che ciascuno di noi sarà obbligato a trattamenti sanitari non voluti. Che ne dice?
Marino dice il falso. Non è nello spirito della legge obbligare le persone coscienti a farsi curare anche quando non vogliono.
Eppure l’art. 2 della legge dice proprio questo: «L’attività medica, in quanto esclusivamente finalizzata alla tutela della vita e della salute… non può in nessun caso essere orientata al prodursi o consentirsi della morte del paziente».
Esatto. Ciò significa che il testimone di Geova citato da Marino può tornarsene tranquillamente a casa e nessuno lo preleverà a forza per fargli una trasfusione. I malati in grado di intendere e volere continueranno a esercitare il consenso informato.
Però in questo caso il testimone di Geova sceglie di morire ed è libero di farlo, no? Perché un malato incosciente non può scegliere di morire, magari attraverso il testamento biologico?
Siamo fuori contesto. La legge riguarda il fine-vita, e cioè il momento nel quale il malato è magari idratato e alimentato artificialmente. Se scelgo di non farmi operare di tumore e vado incontro alla morte, sono libera di farlo. Poi però arriverà il punto in cui dovranno ricoverarmi e le mie condizioni peggioreranno. A quel punto il medico dovrà fare di tutto per alleviare le mie sofferenze e tenermi in vita, senza naturalmente arrivare all’accanimento terapeutico.
Resta il fatto che la legge è ambigua.
Noi italiani siamo maestri dell’interpretazione delle leggi. Eppure sempre l’art. 2 del testo vieta espressamente l’omicidio del consenziente e il suicidio assistito, peraltro già vietati dalla legge italiana. Non esistono giri di parole. Trovo più onesta intellettualmente la radicale Poretti che ha proposto una cosa semplicissima, l’abolizione dei due reati. E poi quell’articolo sancisce chiaramente l’alto profilo etico del medico, che nel giuramente di Ippocrate promette di non dare pozioni velenose al paziente nemmeno se lo chiede.
Lei parla di eutanasia attiva, ovvero di morte provocata con una iniezione letale. Eppure dove mettiamo la volontà del paziente di interrompere la sofferenza attraverso la sospensione di alcune cure?
Io le chiedo: come faccio a stabilire la volontà di un malato incosciente? Posso anche leggere le sue dichiarazioni anticipate, ma come posso sapere se sono attuali?
Ripeto la domanda: posto che il medico è obbligato alla cura del paziente, dove rimane lo spazio per la libertà di quel paziente?
Il suicidio non è un diritto nemmeno per me che sono viva e vegeta. Perché dobbiamo accordarlo ai malati gravi?
A questo punto si crea una disparità tra chi può suicidarsi e chi, magari costretto a letto e paralizzato, non può farlo. Non crede?
Se qualcuno vuole suicidarsi per esempio con dei barbiturici subito viene portato all’ospedale coattivamente, in quel caso non esiste il consenso informato. Il medico non può dire: vuole suicidarsi, lasciamolo morire. E questo perché la vita è indisponibile, è un bene individuale ma anche sociale.
Lo sostiene anche Dorina Bianchi, la contestata capogruppo Pd in commissione sanità. Proprio oggi (ieri, ndr) Bonino attacca Bianchi su questo punto, dicendo che soltanto nei regimi islamici la vita è considerata un bene collettivo.
La Bonino è brava a creare dei paradossi. Parla di islam, ma noi ci muoviamo all’interno della tradizione del pensiero cristiano per il quale la vita è sicuramente un fatto personale che interpella l’intera società.
Rimane il fatto della libertà personale, che viene meno proprio con il ddl Calabrò. Non ne è convinta?
La pensiamo in maniera diversa e questo è il bello della democrazia. Sul testamento biologico deciderà la maggioranza, e dovremo rispettarla. Voglio insistere sul fatto che questo testo non nasce da una intenzione violenta ma vuole garantire la solidarietà e la presa in carico della vita umana. Vogliamo evitare che qualcuno si possa disfare di pazienti complicati, che costano molto in termini di cure e pazienza.
Penso che tutti saranno d’accordo sulla solidarietà da garantire ai malati, nessuno vorrebbe affidarsi ad un medico che vuole uccidere i propri pazienti. Perché non prende in considerazione la possibilità che un malato voglia terminare i suoi giorni anzitempo?
Credo che i malati anche incoscienti, se riescono a sentire quello che succede attorno a loro, preferiscono sentire di essere curati.
Dunque è d’accordo con Rutelli, secondo il quale il medico decide che cosa fare insieme con i famigliari?
Rutelli parla di malati terminali, ma il concetto “terminali” sta cambiando. Non sono soltanto i tre mesi prima della morte certa, malato terminale lo diventa chi non ha più speranze di guarigione e questo tempo può durare anche anni. Però apprezzo lo sforzo di Rutelli per trovare una mediazione con il centrodestra.
Sa benissimo che i teo-dem sono considerati dai laici una sorta di zavorra ideologica. Non sente il desiderio di aderire all’Udc, dove troverebbe una sponda accogliente sui temi di bioetica?
Da sempre lo scopo della mia vita, come medico e politico, è quello di prendermi cura delle fasce più disagiate. Concordo con la sinistra, anche con Rifondazione, che oggi gli ultimi sono i migranti. Però gli ultimi degli ultimi sono i malati. La vera differenza di classe nasce sulla salute, vogliono disfarsi dei malati attraverso gli aborti e magari con il testamento biologico. La cifra dell’umanità è prendersi cura degli altri, e questo lo posso fare soltanto stando a sinistra.
Lascia un commento