Cronaca di un matrimonio (per me) speciale
Aldo Maria Valli
Hanno tutti e due lavori precari, ma non hanno rinunciato al loro sogno di metter su una famiglia. Che coraggio? Forse sarebbe meglio dire: che fede…
Lunedì 6 dicembre, giorno di san Nicola, vigilia di sant’Ambrogio e antivigilia dell’Immacolata, ho partecipato a un bel matrimonio. Cadeva la neve a Rho, e la sposa sembrava lei stessa un fiocco di neve, però molto sorridente. Venticinque anni lei, ventisei lui. Chiesa addobbata con semplicità. Niente fotografi e cameramen, ma tanti amici e un coro stupendo. Canti partecipati da tutti. Qualche lacrima negli occhi dei genitori.
I due ragazzi hanno lavori precari, ma non hanno rinunciato al loro sogno di metter su una famiglia. Che coraggio, hanno commentato tutti. Forse avrebbero dovuto dire: che fede! Fede e fiducia in un Dio padre che non lascia soli i suoi figli, in una provvidenza che sostiene e aiuta coloro che sanno affidarsi. La sobrietà è stata la cifra della celebrazione e dei festeggiamenti. Sobrietà non vuol dire seriosità e musoneria. In Chiesa la liturgia è stata essenziale, non povera. E la festa è stata piena di allegria, non di sfarzo. Dopo il rito del matrimonio nella chiesa parrocchiale, dove i due ragazzi vivono la loro fede mettendosi al servizio, gli sposi sono andati a rendere omaggio alla Vergine nell’antico santuario intitolato all’Addolorata e voluto da san Carlo. Hanno baciato la reliquia e pregato davanti al dipinto dal quale, cinque secoli fa, stillarono lacrime di sangue. Pietà popolare, la chiama qualcuno. Preferirei, anche in questo caso, definirla fede, e basta. Fede piena di gratitudine per la mamma celeste che sostiene, abbraccia e consola.
La casa dei due novelli sposi è piccola, ma loro l’hanno sistemata con amore. Si sono accontentati, dicono tutti. Io direi che hanno guardato più in alto. Nella casa, pur piccola, c’è già un angolino per un futuro bimbo. Perché i due sposini di bimbi ne vogliono. E, se il buon Dio li donerà, loro li accoglieranno. Che coraggio, ho sentito dire di nuovo. Oggi essere aperti alla vita non è normale.
Durante la festa qualcuno ha suonato la chitarra e la batteria, qualcuno ha cantato, molti hanno ballato. Ma non è stato uno sballo. Ci sono ancora giovani che sanno festeggiare senza sfigurarsi.
Confesso: io sono il padre della sposa. Ma siccome sono anche un cronista, su un matrimonio così ci avrei fatto un servizio. Queste sono le notizie!
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