Mi pare che Bertani, in questi due articoli apparsi su Europa, dichiari l’impasse del mondo “cattolico-democratico” – ovviamente senza darne una soluzione.
Ovvero da una parte una destra coesa che parla, strumentalmente o meno poco importa, con l’elettorato cattolico. Dall’altro un mondo “cattolico-democratico” (ormai da troppo tempo organizzatosi a partire dal dissenso-disagio verso la DC) che ora che può entrare in un soggetto teoricamente nuovo, incontrando la mitizzata altra cultura democratica (che poi non sempre democratica era). E così facendo si trova in un ambiente che non comprende, in cui è necessario un protagonismo non solo di parole e idee, ma di organizzazione, che questo mondo “cattolico-democratico” non è in grado di esprimere. Un mondo abituato a denunciare, pensare, proporre, discutere, ma cronicamente incapace di una sintesi politica e di un’organizzazione conseguente. Che dal PD si aspettava una risposta messianica che non vi ha trovato proprio perchè non ha familiarità con le regole della vita politica democratica. Un mondo orfano della sinistra DC.
Questo soggetto politico – il PD – poi, si è dimostrato tutto fuorchè coeso nella sua parte organizzativamente più forte (gli ex DS), quella che ora genera le tensioni interne maggiori. Parte – gli ex-DS – che quindi diviene incapace di organizzare una sintesi, e che, inseguendo le nicchie di consenso del vecchio mondo di sinistra, diviene anzi preda di tutte le istanze particolari, anche di quelle che agli occhi della gerarchia cattolica sono fumo urticante. Parte che non è capace di parlare all’elettorato cattolico in senso lato in quanto storicamente abituato a parlare solo con il “dissenso” cattolico, che in quanto tale vive solo in funzione di una opposizione all’ufficialità, ma fuori da quello si disfa come neve al sole.
CATTO – Così la destra corteggia i cattolici – ANGELO BERTANI
L’argomento veniva sbandierato con scarso pudore da Berlusconi già alla vigilia delle elezioni del 2006.
Aveva profetizzato (erroneamente): «Tutti i sondaggi danno me come vincitore». E aveva aggiunto: «La sinistra vuole mettere il bavaglio ai vescovi e alla Chiesa cattolica», mentre per la Cdl il Vaticano «deve avere piena libertà di espressione perché il cardinal Ruini è un italiano come gli altri». «Non penso – concludeva – che un credente possa dare il suo voto a chi manifesta certe intenzioni contro la religione cattolica e la Chiesa come quelle di eliminare l’ora di religione, togliere il crocefisso dalle aule, abolire l’8 per mille e cancellare il Concordato ». Da allora il corteggiamento è anche aumentato. Oltre ai cattolici che hanno interesse personale di stare a destra (e non sono pochi) si cerca di convincere il mondo cattolico che la destra è la scelta più coerente da un punto di vista etico e culturale. Si agitano i temi della bioetica, della scuola privata, i Dico o il testamento biologico, il pericolo dell’invasione islamica… tutto per dire che la destra (Dio, patria e famiglia) è il baluardo che difende e aiuta la Chiesa. Personaggi come Berlusconi, Tremonti, Pera e magari anche Ferrara o Storace esibiscono grande sintonia e persino familiarità con papa e vescovi.
Si tratta di un inganno o forse di una confusione mentale, che funziona bene con i “cattolici sociologici”, per tradizione o per paura di idee nuove e altre religioni. Ma è una deriva che preoccupa ben al di là dell’aspetto immediatamente politico. La destra sollecita l’istinto difensivo del mondo cattolico e il suo spirito di crociata. Ma indebolisce e cancella la sua ansia di verità, gratuità e di dialogo, il suo spirito missionario e il suo impegno per la giustizia. Sembra che la gerarchia non si renda conto del rischio. E colpisce che la componente più ragionevole della sinistra non comprenda quanta importanza abbia per il suo futuro la presenza del fermento religioso cristiano. In esso sono ben fondate le ragioni dell’eguaglianza e della democrazia, la promozione della persona e del bene comune, la tolleranza, la generosità, la passione per la giustizia e per il futuro dell’umanità in un mondo armonioso e vivibile. Sembra talora che si voglia dimostrare attenzione al mondo cattolico attraverso qualche favore o spazio, scegliendo interlocutori più “moderati” o più opportunisti. Ma il punto non è qui: non di compromesso si tratta ma semmai di mediazione culturale, valorizzazione dei punti comuni e sforzo di ricerca intorno ai temi di divergenza, con lo scopo di capirsi meglio e costruire qualcosa di più alto e nobile. Ci torneremo venerdì prossimo.
CATTO – Pd, non basta che i cattolici ti votino – ANGELO BERTANI
Pd e cattolici. Ne abbiamo scritto anche la settimana scorsa; e ci torniamo perché è davvero un tema importante; non pare che al momento si siano trovate soluzioni apprezzabili.
Di certo il Pd rappresenta l’ipotesi, la speranza. È un fatto importante: non solo un’alleanza ma la convergenza e la collaborazione in uno stesso partito di una parte consistente dei cattolici e della sinistra. Non è impresa che si possa realizzare con qualche patteggiamento o con una divisione di posti o di potere. È un grande disegno politico che richiede idee nuove, un soggetto realmente nuovo e partecipato; e una rinnovata passione civile che forse c’è nella società, ma si vede poco nella politica.
L’incontro tra le grandi culture democratiche del paese, e specialmente quella cattolica che è complessa e subisce insidie nuove: dalla “canonizzazione” di Marcello Pera (La Stampa, 23 nov) alle crociate di Magdi Allam (Messaggero 30 nov), implica un dialogo ad alto livello, con grande serietà, generosità, spirito di ricerca e rigore.
Idee e strumenti nuovi che sappiano mettere in luce i valori, le ansie e le speranze del movimento storico dei cattolici e delle forze della sinistra democratica: il valore del lavoro, dei diritti, le libertà e la pace, la democrazia e l’uguaglianza (ha ragione Zagrebelski: senza uguaglianza la democrazia si corrompe, Repubblica, 26 nov).
Non è certo impossibile, ma bisogna misurarsi sia sul patrimonio storico di ciascuno sia sulle grandi novità che si sviluppano. Niente di meno che questo.
E bisogna farlo in un grande partito nuovo, democratico, partecipato, dove dignità e riconoscimento reciproco si uniscano alla passione di cercare e di trovare il consenso.
È un lavoro grande e delicato, che richiede più attenzione per le realtà e aggregazioni di carattere culturale, morale e sociale. Del mondo cattolico al Pd non servono solo i voti, ma le realtà che pensano e vivono nella società.
E quanti sono i gruppi che pensano, conservano, tramandano, innovano, provocano… e preparano una classe dirigente? Sono tantissimi. Solo nelle scorse settimane ci sono stati incontri o convegni della Città dell’Uomo, della Fondazione Gorrieri (“Quando i cattolici non erano moderati”…), dell’Atrio dei gentili, Agire politicamente, Incipit, Cristiano-sociali, Argomenti 2000, I cittadini per l’ulivo, Sinistra cristiana, le Acli di Bergamo, il Chicco di senape, La rosa bianca, l’Istituto De Gasperi dell’Emilia romagna, i gruppi pugliesi riuniti intorno a Cercasiunfine, quelli veneti di Esodo, i trentini de Il margine, gli amici di Rocca, del Mosaico di pace… Realtà diversissime ma che possono offrire, anche gratuitamente, molta “materia prima” per una politica nuova.
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