http://www.landino.it/articoli.php?id=123
Bagnasco, Ruini e il PD di Giorgio Armillei
“Nella lunga transizione del sistema politico italiano, durante la quale nuove questioni e nuovi modelli sono ormai patrimonio acquisito dalla società italiana, l’asse cattolicesimo democratico –cattolicesimo moderato non ha più l’esclusiva nella lettura della realtà del paese. Sul piano ecclesiale, su quello politico ma anche su quello culturale, oggi noto – forse impropriamente – come questione antropologica. Come formulare, ad esempio, un pensiero riformista a proposito dei limiti morali e giuridici della genetica, quando vanno in crisi i concetti di natura e di bene comune rielaborati della tradizione cattolico democratica?”
“La tradizione cattolico democratica, pur valida sotto certi aspetti, anche se ripresentata in forme sobrie e articolate non basta a dare un’anima nuova alle questione cattolica nel PD. Anzi, quanto di parzialmente arrugginito c’è in questa tradizione (residui di dirigismo economico, istinto di conservazione istituzionale, sospetto nei confronti del mercato, visione statica della laicità) rischia di consegnare una specie di vantaggio competitivo al centrodestra. E’ – in parte –quanto diceva Arturo Parisi in uno degli incontri camaldolesi (2001). Il capitoletto finale del suo intervento si intitolava, per l’appunto, “una nuova questione cattolica?”. Il cattolicesimo democratico che non abbandona ogni giudizio moralistico, diceva Parisi, “si condanna alla sconfitta politica certa”. E con il cattolicesimo democratico, aggiungo io, il PD.”
http://www.piuvoce.net/newsite/allegati/IlRiformista_21_03_08_Fattorini.pdf
Fattorini – Riformista
Non basta un kit di valori da esibire
Boh, dell’articolo di Armillei non ho capito una parola. Ma di che parla?
L’ho preso per una ragione, che a me importa forse più che ad altri, o meglio una somma di ragioni.
La prima è che con ‘sta storia del cattolicesimo democratico (definizione che faccio fatica ad attualizzare, presa alla lettera) in realtà stiamo ormai ad indicare una serie di soggetti che somigliano sempre più a degli indipendenti di sinistra post-litteram, ovvero soggetti cooptati che non hanno una base elettorale e vivono politicamente in base alla benevolenza del principe o all’utilità per il posizionamento del partito verso l’elettorato.
Quinid soggetti di alto valore individuale, ma ancora più scollegati dalla base delle media.
L’altra è che si continuano a definire ed interpretare le situazioni attuali con chiavi di lettura che se va bene risalgono ai primi anni ’60 – vedi il leit motiv dell’incontro tra i riformismi cattolico e marxiano. Ma quelli mi sa che erano discorsi che erano vecchi già con Moro, battaglie già fatte da Fanfani.
Quindi per me o si ragiona in termini nuovi o si finisce per chiudersi in un circolo più o meno intellettuale ed autoreferenziale, ma che di democrazia quotidiana ha poco.
Il resto alle prossime puntate.
Quale elaborazione di pensiero ed azione può sostituire il cattolicesimo democratico, ammesso che sia da rottamare ?
Avrei l’esigenza che si trattasse di roba per “cattolici adulti”.
Astenersi laici devoti o neo-convertiti che si mettono a fare la predica alla Chiesa mezz’ora dopo essere stati battezzati in S. Pietro dal Papa.
E attenti a criticare la diffidenza verso il mercato: stiamo per essere scavalcati a sinistra da Tremonti…
“laici devoti o neo-convertiti”
No, non mi metto a fare le pulci alla fede della gente, quelli sono fatti loro.
Ma tra “adulti” e “devoti-neoconvertiti”, siamo della stessa pasta in quanto a cercare legittimazioni solo in un rapporto – o eternamente conflittuale o strumentale – con la gerarchia.
Quindi da tutte e due le parti di laico c’è molto poco. Se io per definirmi “adulto” devo distinguermi da quello che dice la gerarchia o il magistero, sono adulto come il ragazzino che fa il bullo in parrocchia perchè se lo fa al bar lo pestano.
A me sembra chiaro che adulto deve significare dotato di autonomia di giudizio che deriva da una solida formazione. Dunque l’adulto diversamente dal bambino non avrà bisogno di trovare una legittimazione per le sue azioni e di essere continuamente richiamato dalla “mamma” (fosse anche residente in Vaticano). Allo stesso tempo, diversamente dall’adolescente, non cercherà una sua identità nel disubbidire alla “mamma”. Semplicemente, vorrà bene alla mamma, ma chiederà rispetto per le sue scelte.
Detto questo, confesso candidamente di non aver mai capito bene cosa volesse dire “cattolico democratico”. Ho sempre pensato che indicasse grosso modo l’area del mondo cattolico che “guarda a sinistra”, quella più progressista.
Da quello che dice ad esempio Armillei (ma ripeto che non ho capito molto) non si capisce se ad essere superato debba essere questo uso sovrabbondante della categoria di “cattolico” in politica, nel qual caso potrei anche essere d’accordo, visto che ormai i cattolici sono ben distribuiti su tutte le posizioni; o se invece si proponga un abbandono della categoria di “democratico” inteso come “progressista” o “di sinistra”.
A me piacciono gli adulti che vogliono bene alla Mamma….
😉
Forse andrebbe ripensato quel “democratico”, che sotto sotto intende dire: “gli altri cattolici non lo sono”. Sarebbe una grande “laicità” non proiettare il male solo sull’altro …